Vai al contenuto

Un giovane innovatore ha sviluppato un metodo per trasformare i rifiuti di plastica in un combustibile alternativo chiamato “plastolin”

Ha costruito un reattore artigianale chiamato Mark 4.5, alimentato da energie rinnovabili e magnetroni riciclati. Utilizza un processo chiamato pirolisi a microonde, che decompone la plastica ad alte temperature.

Innovazione dal garage: trasformare la plastica in carburante

Un esperimento casalingo sta attirando l’attenzione per il suo potenziale impatto nella lotta contro l’inquinamento da plastica. Si tratta di un reattore a pirolisi continua a microonde creato da Julian Brown, un giovane innovatore autodidatta che lavora dal suo giardino in Georgia, Stati Uniti. Quello che era iniziato come un esperimento casalingo è diventato un sistema funzionante in grado di convertire i rifiuti di plastica in combustibile liquido, soprannominato dal suo creatore “plastoline”.

Il dispositivo, noto come Mark 4.5, è stato costruito con componenti riciclati come magnetroni a microonde e può funzionare con energia solare, riducendo la sua dipendenza da fonti fossili esterne. Questa tecnologia potrebbe offrire una soluzione praticabile per parte degli oltre 6,9 miliardi di tonnellate di rifiuti plastici generati dal 2015, di cui solo il 9% è stato riciclato, secondo i dati del National Geographic.

Come funziona la pirolisi a microonde

Il processo utilizzato è la pirolisi a microonde, una tecnica che decompone termicamente la plastica senza ossigeno, evitando la combustione diretta. Quando vengono applicate le microonde, le molecole della plastica si rompono e generano vapori che, condensandosi, si trasformano in liquidi utili, principalmente oli sintetici e acqua. Come sottoprodotto rimane carbone solido (biochar).

Il progetto di Julian include un sistema di alimentazione continua che consente di inserire la plastica nel reattore mentre è in funzione, cosa inedita a livello domestico. Il sistema raggiunge temperature vicine ai 200 °C con una potenza di circa 8.300 watt, e i vapori generati passano attraverso condensatori ad alta superficie per massimizzare il recupero dei liquidi.

Successivamente, l’olio grezzo viene raffinato mediante distillazione sotto vuoto, utilizzando strumenti accessibili come un aspirapolvere da officina modificato. Il risultato è il “plastoline”, un diesel sintetico a bassa viscosità, che Brown ha già testato con successo su motori di veicoli reali.

Una soluzione circolare e decentralizzata?

L’approccio di Julian Brown rompe con l’idea che solo le grandi industrie possano chiudere il ciclo della plastica. Il suo modello è in linea con i principi dell’economia circolare, trasformando i rifiuti in risorse locali, senza la necessità di trasportare tonnellate di plastica verso centri di riciclaggio centralizzati.

Inoltre, il sistema è potenzialmente replicabile: molte delle sue parti sono costruite con materiali riutilizzati e strumenti accessibili. Questa visione di una tecnologia low-tech ma ad alto impatto apre la porta alle piccole comunità o alle zone rurali per gestire i propri rifiuti plastici e generare combustibile a livello locale.

Sfide tecniche e ambientali

 

Sebbene i risultati siano promettenti, l’inventore riconosce che il sistema non è ancora carbon neutral. La pirolisi a microonde può generare vapori tossici se non gestita correttamente, quindi è fondamentale disporre di filtri efficienti e di un controllo rigoroso del processo.

È inoltre in attesa di una validazione scientifica più approfondita. Brown ha già inviato campioni del suo combustibile al laboratorio ASAP Labs e, secondo quanto afferma, i primi risultati sono favorevoli. Tuttavia, non esistono ancora quadri normativi chiari che regolino questo tipo di combustibili alternativi su piccola scala.

Il progetto ha recentemente ricevuto un importante impulso finanziario: una sovvenzione di 86.000 euro concessa da Alexis Ohanian, cofondatore di Reddit. Questo sostegno consentirà di migliorare la progettazione del reattore, aumentare la sicurezza del sistema e standardizzare il combustibile per renderlo più affidabile e commercialmente sostenibile.

Potenziale

Questo tipo di sviluppi può svolgere un ruolo importante nella transizione ecologica se implementati con responsabilità e lungimiranza. Alcuni modi in cui questa tecnologia potrebbe contribuire a un modello più sostenibile includono:

  • Recupero di plastica non riciclabile, come sacchetti, pellicole o imballaggi multistrato.
  • Produzione locale di combustibili alternativi, utili per macchine agricole, generatori o riscaldamento decentralizzato.
  • Riduzione dell’impatto delle discariche e delle microplastiche, dando valore energetico a rifiuti precedentemente considerati inutilizzabili.
  • Produzione di biochar, un sottoprodotto che può migliorare i terreni poveri o fungere da serbatoio di carbonio.
  • Promozione dell’innovazione civica, responsabilizzando le comunità nella gestione dei propri rifiuti con soluzioni pratiche.

In un momento in cui la portata del problema della plastica sembra schiacciante, progetti come quello di Julian Brown ci ricordano che il cambiamento può anche venire dal basso, dai margini, da un garage. L’importante non è solo la tecnologia, ma la volontà di mettere in discussione lo status quo e costruire alternative con le nostre mani.

Condividi questo post sui social!