Colonia olandese fino a soli 50 anni fa, il Suriname è il paese meno popolato di tutto il Sud America, ma è comunque uno dei più ricchi di risorse naturali. La sua economia dipende in gran parte dall’estrazione e dall’esportazione di bauxite e alluminio (che rappresentano entrambi il 15% del PIL totale), oltre che dalla produzione di riso, banane e gamberetti. Da alcuni anni, inoltre, il Suriname ha concentrato i propri sforzi sullo sfruttamento dei grandi giacimenti petroliferi di cui dispone, con una produzione attuale di circa 17.000 barili al giorno, secondo i dati del Worldometer, punto di riferimento per stime e statistiche.Ma, come se non bastasse, il Paese sudamericano ha recentemente attirato l’attenzione mondiale con una scoperta geologica tanto inaspettata quanto promettente: un giacimento aurifero ad alto tenore nel cuore dello Scudo della Guyana, una delle strutture geologiche più antiche della Terra, con migliaia di tonnellate di minerali da esplorare che si estende tra Suriname, Guyana, Guyana Francesa, Venezuela, Colombia e Brasile. La scoperta è quindi di grande rilevanza per due motivi fondamentali. Il primo è la possibilità che offre al Suriname di dare impulso alla propria economia; sebbene disponga già di importanti riserve aurifere, questa scoperta potrebbe rappresentare il salto definitivo come uno dei paesi di riferimento del settore a livello internazionale. Ancora di più se consideriamo il secondo motivo: l’oro trovato non è un oro qualsiasi, ma contiene una concentrazione molto superiore alla media mondiale, più precisamente 11,88 grammi per tonnellata, quando la norma per le miniere a cielo aperto è di non superare i 2 g/t.
Oro libero associato alla pirrotite
Il Suriname ha rivelato la scoperta di un nuovo giacimento di oro ad alto tenore che apre le porte all’esplorazione archeologica in Sud America. Si tratta di un’intersecazione di 22,5 metri con una concentrazione eccezionale che raggiunge quasi i 12 g/t, ben al di sopra degli standard abituali, poiché normalmente non si superano i 5 g/t, anche se esistono casi, soprattutto nelle miniere cinesi, in cui la concentrazione può raggiungere quasi i 140 g/t.
La scoperta, effettuata dalla società canadese Founders Metals Inc. nella zona di Maria Geralda, segna una pietra miliare sia per la purezza del minerale che per la sua ubicazione: una regione selvaggia praticamente inesplorata, caratterizzata da un accesso difficile, piogge intense e una biodiversità eccezionale.
Questa zona, quella dello Scudo della Guiana, che coinvolge anche altri paesi del continente ricchi di oro come il Venezuela e il Brasile, è nota per la quantità di minerale che ospita, la maggior parte ancora non sfruttata. Tuttavia, la portata di questa scoperta ha sorpreso anche i geologi coinvolti, che hanno identificato oro libero associato alla pirrotite, un solfuro che spiega le anomalie magnetiche rilevate in studi precedenti.
L’esperto del settore e geologo Vincent Combes ha sottolineato l’unicità della regione e ha confermato la coesistenza di diversi sistemi mineralizzati “dove convergono dicchi di tonalite e unità metavulcaniche che favoriscono fratture riempite con fluidi ricchi di quarzo e oro”.
Una scoperta che va oltre la geologia
Questa scoperta non solo rappresenta un’opportunità scientifica senza precedenti, ma apre anche un nuovo scenario economico per il Suriname, un paese la cui economia dipende in gran parte dall’estrazione mineraria e dal petrolio, che insieme rappresentano circa il 60% del PIL e quasi il 90% delle esportazioni.
In confronto, molte miniere a cielo aperto nel mondo operano con leggi che raramente superano i 2 g/t, e il fatto di trovare quasi 12 g/t su oltre 20 metri implica margini di profitto molto più elevati: è necessario rimuovere meno roccia per ottenere più oro, riducendo i costi e aumentando i profitti.
L’impatto potrebbe essere trasformativo: creazione di posti di lavoro, nuove infrastrutture e attrazione di investimenti stranieri. Tuttavia, lo sfruttamento di questa risorsa comporta una grande sfida: come sviluppare un’industria estrattiva responsabile in uno degli ecosistemi più fragili del pianeta.
Questa scoperta pone il Suriname nel mirino delle grandi potenze minerarie, insieme ad altri recenti ritrovamenti sudamericani come Lindero (Argentina) o il progetto Vicuña, nella cordigliera delle Ande. Tuttavia, a differenza di questi progetti, che si distinguono per il loro volume, quello del Suriname spicca per la sua qualità insolita.
L’azienda prevede ora di effettuare perforazioni di follow-up per valutare la continuità del giacimento sia in estensione che in profondità. Se i risultati iniziali saranno confermati, potremmo trovarci di fronte alla nascita di un nuovo distretto aurifero di livello mondiale.