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La leggenda di Atlantide e la verità sulle città sommerse

Platone fu il primo a raccontare la storia di Atlantide: una terra orgogliosa che, secondo lui, voleva dominare il mondo fino a quando non finì sommersa dalle acque. Nel suo Timeo, la descrive come un impero brillante che cadde a causa della sua ambizione. E anche se molti credono che si trattasse di una favola moralizzante, il mito alimentò per secoli l’idea di un continente perduto in attesa di essere scoperto. Questo fascino per le città inghiottite dal mare ha superato i confini della finzione: in diverse parti del mondo, l’archeologia ha dimostrato che alcuni insediamenti sono stati davvero spazzati via da catastrofi naturali. Un esempio si trova sulle coste dell’Egitto: la città di Canopo giaceva nascosta sotto il Mediterraneo da oltre duemila anni, ma recentemente gli esperti hanno recuperato statue, colonne e resti che riportano in vita questa città, descritta da Seneca come un luogo di eccessi.

Città inghiottite dal mare, oltre la leggenda

Per secoli si è pensato che la città di Thonis, oggi conosciuta come Heraklion, fosse un mito. Questa città portuale situata in Egitto, precisamente alla foce del Nilo, scomparve nell’VIII secolo d.C. a causa di un terremoto. Fu solo nel 1999 che un archeologo francese la scoprì, dopo averla cercata per cinque anni: sotto il mare trovò templi, case e altri elementi urbanistici che si estendevano per circa due chilometri di lunghezza e uno di larghezza.

Più a nord del Mediterraneo, nel Peloponneso, un’altra città di oltre 5.000 anni fa rimaneva sommersa: Pavlopetri, considerata la città sommersa più antica del mondo. Nel 2009, una tecnologia avanzata basata su robot subacquei è riuscita a generare migliaia di fotografie che hanno permesso di rivelare ciò che si nascondeva a quattro metri di profondità: strade, edifici e tombe. Inoltre, gli archeologi hanno stabilito che il suo affondamento è stato probabilmente causato da terremoti e cambiamenti del livello del mare.

Non è necessario uscire dal Mar Egeo, un mare con un’intensa attività sismica, per trovare Epidaurus: questa città, famosa per il suo santuario dedicato ad Asclepio, comprendeva una zona costiera che dal V secolo d.C. è rimasta sommersa dal mare a causa dei terremoti dell’antichità. Fu nel 1971 che l’archeologo Charalambos B. Kritzas la scoprì: a circa 45 metri dalla costa trovò i resti di un magazzino, un recinto per la pigiatura dell’uva e un altro che corrisponderebbe alle terme.

Anche al di fuori del Mediterraneo

Sebbene tendiamo ad associare il concetto di città sommersa agli antichi porti del Mediterraneo, esistono esempi altrettanto sorprendenti al di là delle sue acque. Sulle coste di Okinawa (Giappone), ad esempio, si trova un complesso di strutture in pietra sott’acqua noto come Yonaguni: per alcuni si tratta dei resti di una civiltà perduta, per altri di formazioni naturali erose dal mare. In ogni caso, e nonostante il dibattito continui, il sito si è guadagnato il titolo di “Atlantide giapponese”.

Ciò che è chiaro è che Port Royal, in Giamaica, era una vera e propria città dei pirati nel XVII secolo: un centro di commercio e corsari nel mezzo dei Caraibi. Così fu, fino a quando un terremoto nel 1692 causò il sommersione di gran parte della città nel mare. Oggi, i suoi resti sono un sito archeologico eccezionale.

E che dire di Atlantide?

I progressi tecnologici che hanno permesso di scoprire le città sopra menzionate non sono tuttavia riusciti a trovare il Santo Graal dell’archeologia subacquea: la leggendaria Atlantide. Fin dal Rinascimento, esploratori ed esperti hanno cercato di localizzarla seguendo le tracce lasciate da Platone. Ma non l’hanno trovata né sulle coste della Spagna, né nei Caraibi, né in Groenlandia, né sotto il deserto del Sahara.

Fino a prova contraria, tutto sembrerebbe indicare che il racconto fosse semplicemente una favola che, tuttavia, è servita a realizzare altre grandi scoperte archeologiche lungo il percorso.

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