Le autorità asiatiche hanno fatto ricorso a un piano insolito per contenere un’epidemia virale: liberare insetti allevati in laboratorio. La Cina sta vivendo in questi giorni un’epidemia di chikungunya che ha già colpito oltre 7.000 persone nella provincia di Guangdong. Il virus, trasmesso dalle zanzare del genere Aedes, ha costretto le autorità a mettere in atto misure di emergenza che ricordano i tempi più duri della pandemia: irrorazioni massicce di insetticidi, quarantene rapide e persino droni per sorvegliare la diffusione. Il governo ha persino ricorso al rilascio di altri insetti e pesci che si nutrono di zanzare per cercare di interrompere la trasmissione.
Allarme chikungunya: +3.000 casi in una settimana, l’Europa sotto assedio delle zanzare tigre
La febbre chikungunya non è una novità nel mondo, ma ciò che preoccupa in questo focolaio è la sua portata e la velocità di diffusione. In una sola settimana sono stati segnalati oltre 3.000 nuovi contagi, in un contesto di piogge e inondazioni che hanno creato un terreno fertile per la proliferazione di zanzare infette. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva già avvertito della possibilità che quest’anno si ripetessero scenari simili a quelli del 2025, quando la malattia ha colpito 16 paesi con 240.000 casi.
La zanzara tigre, sempre più diffusa in Europa, ad esempio in Spagna, è la principale sospettata della diffusione del virus. In Spagna, questo insetto è presente nel bacino del Mediterraneo da oltre due decenni ed è stato individuato in decine di comuni, dai Paesi Baschi all’Andalusia. Le sue punture non sono solo fastidiose: possono anche trasmettere la dengue, il virus Zika o la febbre gialla.
Ciò che sembra paradossale è che sia in Cina che in Spagna la soluzione passa anche attraverso il rilascio di più zanzare nelle strade. Nel Guangdong sono stati liberati esemplari che si nutrono di zanzare più piccole, con l’idea di controllare la popolazione infetta. A Elche, invece, il Comune ha optato per una tecnica diversa: liberare 2,4 milioni di zanzare sterili tra il 2025 e il 2026. L’obiettivo è che questi maschi, incapaci di riprodursi, si accoppino con femmine selvatiche e che le loro uova non siano vitali.
Questa strategia ha un nome: tecnica dell’insetto sterile (TIE). È già utilizzata in paesi come Singapore o l’Australia per controllare i parassiti e le malattie trasmesse dagli insetti. Anche se può sembrare strano, i test dimostrano che può ridurre fino all’80% la popolazione di zanzare nella zona trattata. Nella Comunità Valenciana, infatti, nel 2023 erano già stati liberati milioni di esemplari nell’ambito di progetti pilota.
Il contesto è chiaro: il cambiamento climatico e l’urbanizzazione stanno facilitando la diffusione delle zanzare. Zone dove prima non sopravvivevano offrono ora condizioni ideali per la loro riproduzione.