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Colpo duro per gli inquilini. Il proprietario potrà sfrattarli prima del tempo se svolgono una delle attività previste dalla legge

Il contratto di locazione non solo regola il diritto di vivere in un’abitazione, ma stabilisce anche una serie di obblighi che l’inquilino deve rispettare per non compromettere la sua permanenza. Tra questi, l’articolo 27.2.e della Legge sulle locazioni urbane chiarisce che lo svolgimento di attività moleste, pericolose o illecite all’interno dell’immobile potrebbe costituire motivo di sfratto.

Diritti del locatore: come comportarsi con inquilini problematici

In termini pratici, ciò significa che il proprietario ha la facoltà di risolvere il contratto se l’inquilino trasforma l’abitazione in un focolaio di conflitti o rischi per la comunità. La norma non si limita a fatti gravi come il traffico di droga o attività illegali, ma si estende anche a comportamenti ripetuti che disturbano la convivenza o mettono in pericolo la salubrità e la sicurezza dell’edificio.

Il concetto di “attività molesta” è ampio e può comprendere rumori costanti, feste a tarda notte o accumulo di rifiuti, fino all’uso dell’abitazione per fini non residenziali che alterano la quiete dei vicini.

La giurisprudenza ha confermato che non è necessario arrivare a situazioni estreme affinché il proprietario agisca. Ad esempio, i tribunali hanno considerato causa di risoluzione i rumori ripetuti che impediscono il riposo dei vicini o lo stoccaggio improprio di materiali che rappresentano un rischio.

Pertanto, quando il locatore dimostra che si sta verificando una di queste attività, può avviare la procedura di sfratto per inadempimento contrattuale. La legge gli consente di farlo senza dover attendere la scadenza del contratto. Tuttavia, la risoluzione non è automatica: è necessario ricorrere alla via giudiziaria, dove saranno valutate le prove e sarà data la possibilità all’inquilino di difendersi.

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